Please use this identifier to cite or link to this item: http://hdl.handle.net/2445/195845
Title: Archeologia del vino: anfore e palmenti rupestri. Il caso della Calabria
Author: Surace, Domenico Michele
Director/Tutor: Cau Ontiveros, Miguel Ángel
Failla, Osvaldo
Keywords: Arqueologia clàssica
Àmfores
Viticultura
Calàbria (Itàlia)
Classical antiquities
Amphoras
Viticulture
Issue Date: 15-Jan-2021
Publisher: Universitat de Barcelona
Abstract: [ita] In base all’accordo di co-tutela tra l’Universitat de Barcelona e l’Università degli Studi di Milano, la preparazione della presente tesi di dottorato è stata disciplinata dai termini e dalle modalità stabilite dalla seconda, in qualità di Istituzione presso la quale la tesi viene discussa. In particolare, secondo le indicazioni pertinenti al Corso R10 - Agricoltura, ambiente e bioenergia, l’elaborato consta di una collezione di articoli, opzione prevalentemente percorsa in ambito scientifico, diversamente dalla stesura di una tesi tradizionale di settore umanistico. Tale modalità, pur richiedendo un approccio differente alla fase di elaborazione dei dati emersi durante le ricerche, risulta atta a garantire il costante avanzamento scientifico delle attività e lo sviluppo della personale formazione accademica durante il percorso di ricerca del dottorato. Inoltre, proprio le tematiche considerate hanno rappresentato un’opportunità per un proficuo dialogo tra l’Archeologia e le Scienze Agriarie e Ambientali, risaltando i caratteri di multidisciplinarità del lavoro. Il lavoro rappresenta una summa delle ricerche effettuate dall’autore per il progetto Immensa Aequora, diretto e coordinato dalla Prof.ssa G. Olcese, in merito all’archeologia del vino. In particolare, inserendosi nella linea del progetto denominata “Fare il vino nell’Italia antica”, questo studio ha preso in considerazione le anfore e i palmenti rupestri (impianti per la produzione del vino), con la finalità di ricostruire le dinamiche produttive, insediative e sociali nell’antichità nelle aree oggetto della tesi. Proprio l’indagine su questi indicatori archeologici consente, infatti, di acquisire importanti dati che, messi in relazione con il contesto storico e ambientale del territorio in cui sono rinvenuti, si rivelano utili a delineare le caratteristiche dell’antico paesaggio agrario. La struttura della tesi prevede tre parti. La prima di queste include cinque articoli, tra editi e in corso di stampa, di cui quattro sono frutto del lavoro effettuato in collaborazione con altri autori e l’ultimo rappresenta un approfondimento individuale, realizzati nell’ambito del progetto Immensa Aequora. Tra gli articoli a più firme, i primi due presentano i lavori effettuati sulle anfore del Binario Morto e della Longarina, importanti contesti del territorio ostiense di prima età imperiale; argomento del terzo è lo scavo della Villa A di Dragoncello e lo studio dei materiali in essa rinvenuti; il quarto, infine, offre una panoramica dei dati raccolti sui palmenti rupestri dell’Italia meridionale tirrenica, esito di numerose ricognizioni sul campo Il contributo individuale, invece, incluso nell'Atlante dei Palmenti in corso di pubblicazione per Immensa Aequora, si focalizza sul caso-studio della Calabria, corpus principale e conclusione della tesi, con l'obiettivo di far emergere i parametri di sfruttamento del potenziale vinicolo della regione nell'antichità, attraverso l’incrocio dei dati sugli impianti di produzione, le villae del territorio, i luoghi e i contenitori per il commercio del prodotto. La seconda parte include l’elenco delle attività di didattica e ricerca effettuate nel corso del triennio di Dottorato (2017-2020). Infine, con lo scopo di presentare il percorso accademico e professionale di chi scrive, nella terza si propone il personale curriculum vitae.
[eng] As well as today's Calabria, the ancient Bruzio was a fragmentary land, characterized by agricultural landscapes of a diversified nature not only between the North and the South, but also between the Tyrrhenian and Ionian parts, between the coastal and Apennine parts of the hinterland. The identification of the rural settlements preceding the Roman age is extremely difficult, due to the little architectural relevance and a very late study tradition, however it is possible to imagine that the pre-Roman agricultural landscape was shaped for the purposes of agricultural production activities in Neo-Eneolithic age by semi-nomadic local pastoral groups. The territory would therefore have been occupied in the North by the Hellenized Brezi, and in the rest of the region by a polycultural society of Italian origin. The cultivation of vines in the territory would be equally ancient if we consider that the area of Calabria was known to the Greeks, before their arrival, by the name Οἰνωτρία (Enotria), of which the etymological interpretation of οίνος would make the area already nominally a “land of wine” or, in terms even more closely connected to the practice of viticulture, the “land of vine poles”, with an evident reference to the cultivation methods used in the area. The development and prestige of the region's wine vocation were therefore achieved precisely during the Magna Graecia phase, as documented by various archaeological finds. The sources, on the other hand, also attest to the production of various quality wines already for the Greek and Roman occupation phases.
URI: http://hdl.handle.net/2445/195845
Appears in Collections:Tesis Doctorals - Facultat - Geografia i Història

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