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Title: Il teatro dell’oltrecontemporaneità. Una riflessione estetica sulla scena del nuovo millennio
Author: Rizzo, Daniele
Director/Tutor: Miras Boronat, Núria Sara
Roviró, Ignasi, 1958-
Testa, Italo
Keywords: Art contemporani
Teatre experimental
Estètica
Tècniques teatrals
Contemporary art
Experimental theater
Aesthetics
Drama techniques
Issue Date: 15-Jan-2024
Publisher: Universitat de Barcelona
Abstract: [ita] L’introduzione della tesi si sofferma sulla necessità di una rif lessione estetica capace di svolgere una funzione proattiva in un contesto storico-sociale caratterizzato da crisi diffuse e da preoccupanti riduzioni (e involuzioni) degli spazi di confronto democratico. Infatti, l'evaporazione dell'arte nelle dinamiche consumistiche, l'influenza dei media e le complessità della contemporaneità pongono grandi sfide alla creazione di una nuova forma di arte teatrale e, se si osserva a titolo di esempio come la li veness , convenzionalmente ritenuta essenziale, sia stata messa in discussione dalla proliferazione delle esperienze in str eaming durante la pandemia, è il consolidamento della società dello spettacolo e della performance a richiedere una rivalutazione complessiva e strutturale del suo ruolo, della sua natura e del suo significato. La prospettiva di questa tesi sottolinea quindi che il ruolo del teatro è destrutturare le contraddizioni e i conflitti della e nella realtà, che la sua na tura è di rappresentare una sfida dall'interno dell'industria culturale al con formismo, che il suo significato consiste nell’orientarsi tra l’essere bene di "consumo" e l’enucleare una funzione "critica": a partire da queste considerazioni, alla cultura teatrale contemporanea viene riconosciuta la fondamentale capacità di influenzare la percezione della realtà, di contribuire alla creazione di nuovi mondi possibili e di aprire nuovi margini per la riflessione critica. Riconoscere nell'arte un veicolo di conoscenza e di “dissonanza” che opera all'interno della società, accettando il rischio del compromesso senza cadere nell'omologazione commerciale, risulta fondamentale per comprendere il posizionamento teorico di questa ricerca: se la domanda è “come il teatro può ancora articolarsi in maniera autenticamente artistica?”, la risposta viene individuata nella sua capacità di emancipazione consapevole e di promozione critica dell'inclusione nel rispetto delle differenze. Infatti, in un'epoca in cui l'arte (in generale) sembra sempre più influenzata dal e assimilata al capitalismo, questa tesi chiede al teatro di trovare un equilibrio tra autonomia e compromesso, equilibrio che risulta possibile grazie alla capacità della riflessione estetica di esplorare il non-identico e la negatività, che sono spesso annientate dalla costruzione standardizzata dell'immaginario mediatico globale. La riflessione estetica deve infatti svilupparsi in una dialettica aperta di "estetizzazione critica" interna alla cultura di massa: questo processo può liberare dalla costrizione identitaria, superare una visione esclusivamente narrativa della realtà e diventare un potente mezzo di espressione del singolo e di critica della società, evitando di relegare l'arte in gruppi minoritari o elitari di costringere gli artisti a compromessi con la propria integrità. La prima parte della ricerca esplora i due paradigmi estetici teatrali più recenti, il Postdrammatico di Hans-Thies Lehmann e il Performativo di Erika Fischer-Lichte, i quali, pur essendo indispensabili per comprendere l'evolu zione delle arti sceniche nella seconda parte del XX secolo, risultano limitati nell'analizzare le tendenze artistiche contemporanee e nel collegarle alla realtà sociale. Adottando una postura adorniana, si sottolinea l'importanza dell'arte in un contesto che pare caratterizzato da gerarchie estetiche istituzionali e obsolete: il teatro contemporaneo si discosta dai canoni tradizionali e abbraccia il Postdrammatico e il Performativo, ma assumenddoli in modo innovativo nell’ottica di una pluralità dei paradigmi, ossia senza adottare una logica normativa basata su gradi di qualità e strutturandosi su quel principio della discontinuità che pare caratterizzare diffusamente le at tuali pratiche artistiche. Quindi, riconoscendo che la (post)contemporanità teatrale, il XXI secolo, è pluralista nel senso che non può essere ridotta all’alternativa tra due paradigmi (postdrammatico o performativo), secondo questa ricerca non esiste un'unica definizione "legale" di teatro, quanto una molteplicità di "mondi del teatro" con vari attori coinvolti, tra cui artisti, spettatori abituali, promotori, organizzatori e frequentatori occasionali. L'eterogeneità e la trasgressione delle frontiere disciplinari non vengono più intese in modo ingenuamente avanguardistico, ma come parte di un’ampia grammatica di pratiche e di costellazioni sceniche che possono anche essere presenti nelle stessi singole entità teatrali. Commedie e drammi tradizionali si “mescolano” infatti con sperimentazioni audaci all'interno delle stesse stagioni e compagnie: il teatro contemporaneo si rivela caratterizzato dalla trasgressione, ma anche dalla rif lessione critica sulla rottura dato che l'adesione a stili riconoscibili non è più un tabù ed è possibile aderire ai generi teatrali senza che essi siano determinanti in modalità esclusiva. Se la "forma" del teatro contemporaneo deve rif lettere la complessità e la "crisi" del mondo attuale (anziché aderire a un approccio di ingenua e conciliante cessantemente alle norme standardizzate, a un immaginario omologante e una democrazia sempre più in crisi di credibilità. L’audacia trasgressiva può continuare a essere un principio regolatore, ma la ricerca, l’esplorazione e il superamento dei confini multidisciplinari e delle norme riguardanti materiali, oggetti e soggetti teatrali non sono più figli di una necessità che gli artisti si (auto)impongono, ma di una scelta scenico-drammaturgica consapevole dal momeno che la “novità” non è da perseguire a ogni costo, ma deve essere elaborata all’interno di un organico progetto poetico. Utilizzata in una "ecologia scenica" plurale, anche la mi mesi è tornata a rappresentare un eccezionale strumento critico, dopo essere stato sottoposta a una demolizione teorica per tutto il XX secolo. Rispetto all'assorbimento del dissenso da parte del capitalismo e del consumismo, le pratiche contemporanee devono dunque continuare a sollevare con determinazione e rigore la questione del non-identico. Nell’analisi dei due casi di studio, si vedrà come ciò possa avvenire attraverso una sorpren- dente coincidenza tra ‘essere autonoma’ (dunque dotata di propri strumenti e proprie modalità di funzionamento) ed ‘essere sociale’ (dunque compromessa con il contesto spazio-temporale di appartenenza) dell’arte teatrale. La seconda parte della ricerca esamina così due esempi di forme plurali, individuando nei lavori di Fondazione Lenz e di Agrupación Señor Serrano le potenzialità di un rinnovamento estetico che abbraccia il dovere dell’arte di sfuggire alla ripetizione dell'identico e di assumere una posizione dissonante per promuovere progresso sociale e libera soggettivazione individuale. Questa ricerca sostiene il proprio sviluppo teorico analizzando numerose produzioni sceniche. Nel caso di Lenz e di Serrano, si nota come entrambe le compagnie teatrali sappiano coniugare creatività estetica e critica sociale, utilizzando approcci interdisciplinari, sperimentando senza cadere nel manierismo e riuscendo a attivare una potente dimensione etico-politica. I loro inteatramenti promuovono azioni comunitarie e nuove forme di rappresentazione artistica e sociale, contribuendo a una visione inclusiva del mondo: in Fondazione Lenz e Agrupación Señor Serrano, il teatro sembra dunque esser riuscito a farsi tanto espressione della società in cui è necessariamente radicato, quanto operazione di ridefinizione dei margini operativi di ricostruzione dell’immaginario in cui la nostra percezione cognitiva e la nostra esperienza immediata si muovono quotidianamente. La tesi di fondo di un pluralismo dei paradigmi quale cifra del teatro contemporaneo si sposa dunque con le poetiche di Lenz e di Serrano, i cui allestimenti operano in funzione anti-disciplinare, con chiarezza ideologica e all’interno di proposte sceniche riconoscibili, coerenti e inclusive.
[eng] The introduction of the thesis focuses on the need for an aesthetic reflection capable of playing a proactive role in a historical and social context characterized by widespread crises and worrying reductions (and inversions) of spaces for democratic discourse. In fact, the evaporation of art into consumerist dynamics, the influence of the media, and the complexities of contemporaneity pose significant challenges to the creation of a new form of theatrical art. Recognizing art as a vehicle of knowledge and "dissonance" operating within society, accepting the risk of compromise without succumbing to commercial homogenization is crucial to understanding the theoretical framework of this research. If the question is "how can theater still articulate itself authentically as art?" the answer is found in its capacity for conscious emancipation and critical promotion of inclusion while respecting differences. In an era where art (in general) appears increasingly influenced by and assimilated into capitalism, this thesis challenges theater to find a balance between autonomy and compromise. This balance is made possible by the capacity of aesthetic reflection to explore the non-identical and the negative, often obliterated by the standardized construction of the global media imaginary. Aesthetic reflection must develop within an open dialectic of "critical aestheticization" within mass culture: the first part of the research explores the two most recent theatrical aesthetic paradigms: Hans- Thies Lehmann's Postdramatic and Erika Fischer-Lichte's Performative paradigms. While these paradigms are indispensable for understanding the evolution of performing arts in the latter half of the 20th century, they prove limited in analyzing contemporary artistic trends and linking them to social reality. Adopting an Adornian stance underscores the importance of art in a context seemingly marked by institutional and obsolete aesthetic hierarchies. Contemporary theater departs from traditional canons and embraces the Postdramatic and Performative paradigms, but does so innovatively within a perspective of paradigm plurality, avoiding a normative logic based on degrees of quality and structuring itself on the principle of discontinuity characterizing current artistic practices. Thus, recognizing that theatrical (post)contemporaneity in the 21st century is pluralistic in the sense that it cannot be reduced to the alternative between two paradigms, this research asserts that there is no single "legal" de finition of theater. Instead, there is a multiplicity of "theater worlds" with various actors involved, including artists, regular spectators, promoters, organizers, and occasional attendees. Contemporary theater is characterized by transgression but also by critical reflection on rupture, as adherence to recognizable styles is no longer a taboo, and adherence to theatrical genres is possible without exclusivity. If the "form" of contemporary theater must reflect the complexity and "crisis" of the current world (rather than adopting a naive and conciliatory approach to "understanding"), aesthetic reflection must also be open and pluralistic to understand the challenge that art incessantly poses to standardized norms, homogenizing imaginaries, and an increasingly credibility-crisis-ridden democracy. In contrast to the absorption of dissent by capitalism and consumerism, contemporary practices must boldly and rigorously raise the question of the non-identical. In the analysis of two case studies, it will be seen how this can occur through a surprising coincidence between "being autonomous" (possessing its own tools and modes of operation) and "being social" (engaged with the spatiotemporal context to which it be - longs) within theatrical art. The second part of the research examines two examples of pluralistic forms, identifying in the works of Fondazione Lenz and Agrupación Señor Serrano the potential for aesthetic renewal that embraces art's duty to escape the repetition of the identical and assume a dis - sonant position to promote social progress and individual free subjectivity. This research supports its theoretical development by analyzing numerous stage productions. In the case of Lenz and Serrano, it is observed how both theater companies can combine aesthetic creativity with social critique, using interdisciplinary approaches, experimenting without falling into mannerism, and successfully activating a powerful ethical-political dimension. Their performances promote community actions and new forms of artistic and social representation, contributing to an inclusive worldview. In Fondazione Lenz and Agrupación Señor Serrano, theater seems to have succeeded in becoming both an expression of the society to which it is necessarily rooted and an operation to redefine the operative margins for the reconstruction of the imaginary in which our cognitive perception and daily experience move continuously. The underlying thesis of paradigm pluralism as a hallmark of contemporary theater thus aligns with the poetics of Lenz and Serrano, whose productions operate in an antidisciplinary manner, with ideological clarity, within recognizable, coherent, and inclusive stage proposals.
[spa] La introducción de esta tesis se centra en la necesidad de una reflexión estética capaz de desempeñar una función proactiva en un contexto histórico-social caracterizado por crisis generalizadas y preocupantes reducciones (e involuciones) de los espacios de confrontación democrática. De hecho, la evaporación del arte en las dinámicas consumistas, la influencia de los medios de comunicación y las complejidades de la contemporaneidad plantean grandes desafíos por la creación de una nueva forma de arte teatral, y si observamos, por ejemplo, cómo la "liveness", convencionalmente considerada esencial, ha sido cuestionada por la proliferación de experiencias en streaming durante la pandemia, es el éxito de la sociedad del espectáculo y de la “performance” lo que requiere una revisión integral y estructural de su papel, su naturaleza y su significado. Reconocer en el arte un vehículo de conocimiento y "disonancia" que opera dentro de la sociedad, aceptando el riesgo del compromiso sin caer en la homologación comercial, resulta fundamental para comprender la posición teórica de esta investigación. Si la pregunta es "¿cómo puede el teatro todavía articularse de manera auténticamente artística?", la respuesta se encuentra en su capacidad de emancipación consciente y promoción crítica de la inclusión respetando las diferencias. En consecuencia, la reflexión estética debe desarrollarse en una dialéctica abierta de "estetización crítica" dentro de la cultura de masas. Este proceso puede liberar de la constricción identitaria, superar una visión exclusivamente narrativa de la realidad y convertir - se en un poderoso medio de expresión individual y crítico de la sociedad, evitando relegar el arte a grupos minoritarios o elitistas y obligar a los artistas a comprometer su propia integridad. La primera parte de la investigación explora los dos paradigmas estéticos teatrales más recientes, el postdramático de Hans-Thies Lehmann y el Performativo de Erika Fischer-Lichte, que, aunque son indispensables para comprender la evolución de las artes escénicas en la segunda mitad del siglo XX, resultan limitados para analizar las tendencias artísticas contemporáneas y conectarlas con la realidad social. Adoptando una postura adorniana, se enfatiza la importancia del arte en un contexto que parece caracterizado por jerarquías estéticas institucionales y obsoletas. El teatro contemporáneo se aparta de los cánones tradicionales y abraza lo postdramático y lo performativo, pero lo hace de manera innovadora en una perspectiva de pluralidad de paradigmas, sin adoptar una lógica normativa basada en grados de calidad y estructurándose en el principio de discontinuidad que parece caracterizar ampliamente las prácticas artísticas actuales. Por lo tanto, reconociendo que la (post) contemporaneidad teatral del siglo XXI es pluralista en el sentido de que no puede reducirse a la alternativa entre dos paradigmas (postdramático o performativo), según esta investigación no existe una única definición "legal" de teatro, sino una multiplicidad de "mundos del teatro" con diversos actores involucrados, incluyendo artistas, espectadores habituales, promotores, organizadores y asistentes ocasionales. El teatro contemporáneo se revela caracterizado por la transgresión, pero también por la reflexión crítica sobre la ruptura, ya que la adhesión a estilos reconocibles ya no es un tabú y es posible adherirse a géneros teatrales sin que sean exclusivamente determinantes. En el análisis de los dos casos de estudio, se verá cómo esto puede ocurrir a través de una sorprendente coincidencia entre "ser autónomo" (con sus propias herramientas y modos de funcionamiento) y "ser social" (comprometido con el contexto espacio-temporal al que pertenece) del arte teatral. La segunda parte de la investigación examina así dos ejemplos de formas pluralistas, identificando en el trabajo de Fondazione Lenz y Agrupación Señor Serrano el potencial de una renovación estética que abraza la responsabilidad del arte de escapar a la repetición de lo idéntico y asume una posición disonante para promover el progreso social y la libre subjetivación individual. Esta investigación respalda su desarrollo teórico analizando numerosas producciones escénicas. En el caso de Lenz y Serrano, se observa cómo ambas compañías teatrales pueden combinar la creatividad estética con la crítica social, utilizando enfoques interdisciplinarios, experimentando sin caer en el manierismo y logrando activar una poderosa dimensión ético-política. Sus actuaciones promueven acciones comunitarias y nuevas formas de representación artística y social, contribuyendo a una visión inclusiva del mundo. En Fondazione Lenz y Agrupación Señor Serrano, el teatro parece haberse convertido en una expresión de la sociedad en la que necesariamente está arraigado, así como en una operación de redefinición de los márgenes operativos de la reconstrucción del imaginario en el que nuestra percepción cognitiva y experiencia cotidiana se mueven. La tesis fundamental de un pluralismo de paradigmas como marca del teatro contemporáneo se combina así con las poéticas de Lenz y Serrano, cuyas puestas en escena operan de manera antidisciplinaria, con claridad ideológica y dentro de propuestas escénicas reconocibles, coherentes e inclusivas .
URI: http://hdl.handle.net/2445/205994
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